“Chi ama si mette in movimento, è spinto fuori da se stesso, è attratto e attrae, si dona all’altro e tesse relazioni che generano vita.”
In queste parole del Santo Padre è racchiusa tutta la Veglia missionaria e festa dei giovani “Battezzati e inviati” tenutasi lo scorso sabato, presso il seminario Arcivescovile di Taranto. Noi giovani siamo usciti dalle nostre realtà parrocchiali per diventare veri protagonisti attivi della Chiesa in movimento.
Giovani provenienti da realtà diverse, che si riuniscono condividendo l’amore più grande: la FEDE. Quell’AMORE che ci è stato donato gratuitamente il giorno del nostro Battesimo, quell’amore che sarebbe riduttivo conservarlo, farne tesoro solo per se stessi, ma che acquisterebbe valore se sgorgasse dalle proprie quattro mura, straripasse dagli argini, invadendo le strade. Un amore che ci sazia solo quando condiviso con il prossimo, quando scambiato vicendevolmente. Ecco, tutto ciò ha rappresentato la serata di sabato: amore e condivisione, unità e diversità.
Quella diversità che impreziosisce la nostra vita, la varietà che spesso ci spaventa, ma ci mette difronte alla verità, alle esperienze e valori che ci arricchiscono.
Questa è l’atmosfera respirata già durante l’accoglienza alla veglia missionaria, quando, dopo la registrazione, ci hanno consegnato un braccialetto ognuno di diverso colore, sottolineando il nostro essere cittadini del mondo e, pertanto, i diretti responsabili della nostra CASA.
Subito dopo abbiamo esplorato i continenti; in un primo momento ognuno ha visitato quello assegnato alla propria vicaria poi ci siamo diretti verso gli altri. Un viaggio insolito, dove la bellezza, l’unicità del paesaggio veniva percepita attraverso gli occhi e le parole dei missionari: uomini e donne che hanno messo in pratica l’essenza del Vangelo, diffondendo aiuto e amore in ogni dove. Siamo andati dall’America con le difficoltà e la bellezza delle pluri-etnie, a la ricchissima ma sfruttata Africa, passando dal continente che ci ospita: l’Europa, ricco di gente, soprattutto laica, che offre sostegno e aiuto al prossimo, per poi dirigerci in Asia culla delle grandi religioni, sede che ha dato i natali a Gesù, fino ad arrivare alla lontana e spesso sconosciuta realtà dell’Oceania. Ad accompagnare le sagge ed emozionanti parole dei testimoni, vi era la presentazione di un simpatico e divertente balletto, con musica, gesti e movimenti che ricordavano la nazione di provenienza.
Come ogni viaggio, siamo tornati con delle consapevolezze in più, con domande e riflessioni che hanno riempito il nostro bagaglio e hanno chiarito anche preconcetti che avevamo sui vari continenti.
Ma il cuore della Veglia missionaria è stato caratterizzato dall’arrivo dell’’Arcivescovo S.E. Mons. Filippo Santoro che, durante l’omelia, ha enfatizzato che tutti noi siamo chiamati ad essere missionari nel mondo, battezzati e inviati ad evangelizzare il popolo dando esempio di pace, amore e fratellanza; come nuovi apostoli che consumano le loro suole per cercare e scoprire il volto del Cristo nell’altro, per trovare il tesoro che riempie di gioia la vita. La dimensione missionaria di ogni cristiano ci spinge a uscire da noi stessi per accogliere, amare, donarsi e incontrarsi sapendo che lo Spirito di Gesù tocca i cuori di tutti, li rinnova, ci rende testimoni dell’amore.
La cura e l’amore per il prossimo ingloba e abbraccia anche quella per il Creato, l’Arcivescovo, infatti, insignito dal Papa dell’incarico di Vescovo Sinodale per l’ Amazzonia, ha incitato i giovani alla cura del mondo che l’uomo sta distruggendo attraverso l’inquinamento e la deforestazione ed aunirsi e lottare contro queste problematiche che stanno mettendo in ginocchio tutto il pianeta e l’umanità intera. La chiesa ci chiede di più: ci chiama e ci INVIA ad essere un UNICO e SOLO popolo in cammino, che abbia la missione di testimoniare e diffondere l’amore di Dio attraverso la condivisione della propria esperienza cristiana con il prossimo e l’evangelizzazione nel mondo.
Dopo la consegna della croce missionaria ai parroci presenti, la serata si è conclusa con la premiazione da parte dell’Arcivescovo dello stand più originale e degli elaborati delle varie Parrocchie.
Un’esperienza che ci ha fatto riflettere e apprezzare tutto ciò che abbiamo intorno e che spesso, nella comodità, delle nostre case dimentichiamo. Verbi come ascoltare, essere attenti, consolare, perdonare, accompagnare, abbracciare, aiutare sono espressioni che a volte ignoriamo; possano, invece, significare molto per chi ci sta accanto; per questo andrebbero incisi nella nostra mente e nel nostro cuore e tirati fuori ogni volta che usciamo nel mondo.