OMELIA DI S.E. MONS. FILIPPO SANTORO
Preghiera conclusiva della Missione Giovani 2015
31 luglio, Torre Ovo
Buonasera. Il mio saluto a tutti quanti voi, ai sacerdoti presenti, a don Francesco, a don Pasquale che è il Vicario zonale, a Monsignor Paolo Oliva che è il Vicario dei laici, a tutti gli altri sacerdoti qui presenti, a voi e alle religiose presenti.
Desidero cominciare questo mio intervento dando la possibilità ad alcuni giovani di pormi delle domande.
1)(Roberta) Ecc.za: “Vale la pena la ricerca?”.
(Arcivescovo) Molti si chiedono:” Cosa dobbiamo ricercare?” A volte ci interessa solo quello che è immediato e quello che il momento, l’istinto, ci suggerisce! Ma la vera ricerca non è questa. Con tutti i problemi che ci sono e con tutte le crisi che stiamo attraversando sentiamo che il nostro cuore desidera qualche altra cosa: la perla preziosa. Ieri sono stati presentati i dati dell’ arretratezza del sud. E’ qualcosa di veramente preoccupante! Sono diminuiti gli investimenti, i consumi, perfino la natalità si è abbassata. Però di fronte a tutto questo noi non ci rassegniamo, anzi vogliamo proprio dare il nostro contributo. In tanti incontri ho detto, e lo voglio ripetere anche questa sera, anche se l’incontro è prettamente per il mondo giovanile, che noi dobbiamo rispondere alle sfide della nostra terra, della nostra regione, del nostro Mezzogiorno e della nostra Italia. Quindi, non dobbiamo semplicemente aspettare che lo Stato ci dia le risposte e le soluzioni, a volte copiate da altre nazioni. Dobbiamo prendere le cose positive ed inserirci la nostra originalità. Perciò dico questa sera che Taranto, la nostra provincia, ha grandissime risorse. Taranto, l’ho detto e l’ho ripetuto, non è solo l’ILVA, ma è anche questa gioventù bellissima che si muove ed interviene nelle varie situazioni. Taranto deve sviluppare la sua vocazione al turismo, alla cultura, all’arte e ogni Tarantino deve dare il proprio contributo personale per il bene della società.
Ma torniamo al tema di questa serata con la domanda iniziale: vale la pena cercare la perla preziosa? Innanzitutto, la perla preziosa noi la dobbiamo cercare non solo nella nostra gioventù, non solo quando siamo ragazzi o giovani, ma è una ricerca continua. Con questa missione estiva sulla litoranea abbiamo reso un servizio a tutti perché abbiamo cercato di indicare che è importantissimo mettersi in ricerca. È fondamentale avere il cuore che cerca, il cuore che desidera e, anche nelle situazioni più difficili, il cuore deve continuare a cercare e a desiderare. Ma chi è che cerca? Nessuno ha mai detto di mettervi in ricerca, ma nel cuore scattano automaticamente le domande sul significato della vita, sul valore dell’esistenza.
A tal proposito una domanda nasce spontanea: quale significato ha la vita?
La sete della vita è spontanea perché è una domanda, un grido, un desiderio che si trova scritto nella nostra vita. Questo cammino è importantissimo e noi vogliamo proprio ascoltare la voce che viene da dentro di noi. Dico agli adulti e a tutti quanti, che l’iniziativa realizzata da questi giovani, deve servire da stimolo perché loro sono un dono di Dio e con la Missione in spiaggia si sono fatti dono per tutta la Diocesi.
2. Eccellenza, sono Francesca. La mia domanda è la seguente:”Cosa ci fa capire che dobbiamo ricercare ad ogni costo la perla preziosa?”.
(Arcivescovo) Quando uno ha fatto un’esperienza bella, un’esperienza grande, sente che non la può buttare via. Se uno ha visto una perla preziosa, la sa distinguere dal fondo del bicchiere o da quelle bigiotterie che si vendono e che non valgono niente.
Ma nella nostra società ci sono tanti che vendono vetri rotti e li fanno passare per brillanti. Quindi questa ricerca deve essere costante. Qual è l’ideale oggi? Per molte persone è un qualcosa di mondano, cioè la non dipendenza, l’affermazione che io non dipendo da nessuno. Questo però porta ad andare dietro alle droghe, alla moda del momento, agli sballi disparati. Si parte dal principio della non dipendenza e si arriva ad essere legati più di quanto uno possa pensare. Si parte dall’essere indipendente e invece si dipende più che mai perché ci si sente legati. Pensate a cosa si riduce chi dipende dalle droghe.
Chiunque non riconosce il Signore dell’universo alla fine ha tanti signori. Perciò noi ci mettiamo in moto proprio per portare un messaggio di vita, un messaggio di liberazione per noi e per tutti i nostri amici e per tutti i nostri compagni.
Grazie Eccellenza.
3)Io sono Martino ed avrei due domande da farle: “Nel fare missione quanto è forte la tentazione di pensare che sia già compiuta, che non c’è più nessuno da evangelizzare o che sia un obiettivo già raggiunto? Come possiamo riscoprire questa responsabilità?
(Arcivescovo)
Mi dai l’opportunità di rispondere con più efficacia alla domanda iniziale. Siamo tanti, siamo molti, in maggioranza giovani, anche adulti però qui conta ciascuno di noi, non conta il mucchio perché se si sveglia il nostro io, si sveglia la società, la diocesi, la parrocchia, il gruppo, il movimento; se invece ci rifugiamo nel gruppo noi usciamo di qui e ci siamo perduti.
Se abbiamo trascorso solo dei giorni in cui stavamo insieme, spensierati, facendo l’annuncio sotto gli ombrelloni, parlando con le persone, ma poi sulla spiaggia uno è interessato alla propria vita o al proprio divertimento, ad una ragazza e viceversa, va benissimo ugualmente ma non abbiamo messo a fuoco l’obiettivo da raggiungere e dopo qualche giorno finisce tutto. Se invece in un incontro, in uno sguardo, in una parola, in una preghiera, nella Confessione, ( perché ci sono stati tanti sacerdoti a confessare durante questi giorni), tanti, tantissimi hanno scoperto qualcosa che ha risvegliato il loro io, facendo nascere la responsabilità di fronte alla cosa bella che è accaduta, allora possiamo dire che abbiamo seminato qualcosa nel nostro cuore e nel cuore di chi abbiamo incontrato. E’ come quando Gesù incontra Zaccheo. Lo sguardo di Gesù Zaccheo non l’ha dimenticato più, non ha dimenticato più l’incontro con il Maestro e la sua richiesta “Oggi voglio venire a casa tua”. Gesù ha incontrato Maria Maddalena e quello sguardo la Maddalena non l’ha più dimenticato perché lo sguardo del Signore è diverso da tutti gli altri. Quindi la missione può continuare perché è stato favorito l’incontro, l’azione e il movimento del nostro io, della nostra persona. Noi ce ne andiamo con la nostra ricchezza grande nel cuore che sta all’origine anche di una comunità, della Chiesa, del segno dato davanti a tutti. Esattamente come Zaccheo, come la Maddalena, come Pietro, come i primi discepoli che hanno fatto un incontro che ha toccato la loro vita e da allora in poi non l’hanno più abbandonato. Non è che voi avete fatto la missione in questi giorni ed il resto dell’estate andate in pensione. No! Come dice il Papa: dovete vivere non vivacchiare! Quindi la Missione continua!
4) Buonasera Eccellenza, io sono Marianna. Lei Eccellenza ha seguito Gesù perché ha fatto esperienza di Lui. Potrebbe condividere il racconto della Sua vocazione, il momento o l’esperienza in cui si è accorto di aver trovato la perla preziosa?
(Arcivescovo)
Questa è una domanda personale, ma ti ringrazio perchè mi dai la possibilità di raccontare la mia esperienza e la mia storia vocazionale. Ci sono nella vita degli incontri che finiscono subito e poi degli incontri che durano e che ti segnano per sempre. Come quando tu vai nell’autobus e c’è tanta gente che ti preme, oppure quando stai in un mucchio di persone e vieni spremuto da tutte le parti. Questi non sono incontri significativi. Ma se per caso nell’autobus, parli con una persona che ti comincia a raccontare i suoi problemi e tutto quello che le è successo, questo è un incontro personale che è pregnato di significato. Questo è importante per capire che dobbiamo vivere rapporti personali, anche se nella cultura dominante del mercato, dell’usa e getta, come dice il Papa, “nella cultura dello scarto”, non ci sono incontri che durano ed è difficile istaurare rapporti reali. Questa mentalità non ci piace proprio perché è quella che porta al dominio, al possesso, ad un’economia che ammazza, che uccide, come dice Papa Francesco. Noi dobbiamo vivere una vita con dei rapporti che durano. Ma come faccio ad accorgermi che un rapporto è diverso dagli altri? Se quell’incontro ti rimane dentro il cuore e ti segna e ti fa vivere con maggiore intensità tutte vicende della vita, quello è un rapporto significativo. Oggi, 31 luglio, la Chiesa celebra la festa di Sant’Ignazio, fondatore dei Gesuiti (della Compagnia di Gesù). Nell’ufficio delle Letture di oggi si racconta un episodio della vita si Sant’Ignazio. Dopo fu ferito, ebbe bisogno di un periodo di convalescenza e si trovò in un convento per riposarsi. Abituato a fare battaglie, a correre di qui e di lì e gli portano dei libri. Un libro era sulla vita di Gesù, altri sulla vita dei Santi. Fino ad allora aveva letto solo libri di guerre, di battaglie, di amori, di fregature ecc…. Libri in cui potesse imparare l’arte del perfetto cavaliere e di come si doveva essere nella società per poter emergere. Durante le sue letture spirituali sentiva aumentargli l’entusiasmo, la pace e la gioia e non provava stanchezza durante questi momenti dedicati alla lettura, mentre quando leggeva e pensava alle avventure in guerra, al potere, alla gloria e agli onori provava noia e stanchezza. Inoltre la storia della vita dei Santi gli lasciava il desiderio e voglia di imitare le loro gesta e la loro vita. Voleva vivere come San Francesco d’Assisi, come Sant’Agostino e come tanti altri santi. Anche lui voleva vivere in pienezza la sua vita.
Ma torniamo alla domanda. C’è differenza tra incontro ed incontro, tra rapporto e rapporto ed allora la pietra preziosa diventa tale quando la sappiamo distinguere perché è una cosa straordinaria che dura, che continua a donarmi gioia nel cuore, che mi fa vivere la bellezza di rapporti veri e rifiuta categoricamente quelli usa e getta. Ora che è finita la settimana di missione in spiaggia non devo comportarmi come prima, ma devo continuare a fermare la gente e comunicare semplicemente l’incontro con Gesù. Quindi la Missione comincia ora. Ora inizia la missione nella vostra vita quotidiana.
Zaccheo il giorno in cui accolse GESÙ a casa sua, invitò tutti i suoi amici e molti di questi erano banditi, ladri come lui, ma li ha invitati tutti e li ha portati a cena con Gesù. Così la Maddalena e così gli altri. Quindi la missione è una cosa bella che deve continuare.
Cosa è accaduto nella mia vita? Ho fatto anche io degli incontri che non sono mai finiti, che non sono terminati, nonostante gli anni. Ricordo che ero già seminarista e studiavo a Roma. Nei viaggi in treno in compagnia di alcuni amici ( io andavo per incontri a carattere spirituale) a volte incontravo altri giovani del Movimento studentesco che andavano a Bologna ad assistere a degli incontri legati alla politica, organizzati da partiti di sinistra. Si partiva il venerdì sera e durante il viaggio di andata tutti eravamo allegri e felici, pieni di ardore e furore, ma la domenica sera, quando si rientrava a Bari, noi che avevamo fatto l’incontro di riflessione, di meditazione, di missione ed altre cose tornavamo più felici di prima, gli altri studenti dicevano: “Abbiamo fatto la nostra bella manifestazione e ora riprendiamo a romperci l’anima perché cominciamo la nostra vita normale”.
Io me ne tornavo a casa con la certezza di aver incontrato “qualcuno” che mi stava cambiando la vita e che mi stava riempiendo l’anima, lo stesso “qualcuno” che dona bellezza a questo incontro e a tutti gli altri incontri che si organizzeranno. Ad un certo punto la mia Vocazione è stata chiara quando ho fatto un bell’incontro con Don Giussani. Lui diceva a me ed ad altri amici che tutto si può vivere se si accetta la sfida degli incontri e della vita. Allora il lunedì mattina è un inizio nuovo e bello, meglio del venerdì prima di qualunque manifestazione. Il lunedì mattina comincia la vera avventura negli incontri con gli amici, negli incontri con le persone ed allora ci si accorge che la vocazione ha forza ed ha un significato grande che prende tutta la vita. Mi ricordo che degli amici di Bari vennero a trovarmi quando studiavo ancora a Roma e la sera andammo a fare una passeggiata sul Gianicolo e la vista panoramica della città di Roma mi portava a pensare alla maestosità del Signore. Guardando ragazzi e ragazze, capii che io volevo dare la vita per ciò che da significato a tutto, a Roma e a tutta la terra. Quindi decisi di mettermi a servizio del Signore, perché donando la mia vita gli uomini potessero incontrare il significato, la ragione, la salvezza della vita vera. Lì si è confermata la vocazione perché il lunedì mattina potesse essere ancora una volta un giorno di festa, un giorno di annuncio, il giorno in cui la perla preziosa brilla più che mai… Grazie