“Io sono la porta delle pecore!”

a cura dell'Equipe Diocesana di Pastorale Vocazionale

Nel nostro vecchio mondo, per essere felici basta poco: bellezza, intelligenza, salute, lavoro, soldi tanti soldi. E c’è gente che addirittura ci crede! Gente che passa la vita a dire che la ragione ultima della propria infelicità sta nel fatto di non essere sufficientemente magro, o alto, o di guadagnare poco…e si è sempre alla ricerca di qualcosa o qualcuno che si fa fatica a trovare! Con il Vangelo di oggi, Gesù pretende di essere l’unico in grado di colmare il nostro cuore! L’unico pastore!

La vita ci mette davanti a questo interrogativo: “A chi sto veramente a cuore? Per chi sono veramente prezioso?”. La Parola di Dio risponde: a Dio sto a cuore. Lui desidera essere pastore premuroso della tua vita e mai potrà permettere che tu debba vagare su pascoli sterili e pericolosi. Ti verrà a cercare ogni volta perderai la strada e con infinita tenerezza di solleverà sulle sue braccia nel momento del pericolo.

Il buon pastore chiama le sue pecore, ciascuna per nome”: per lui sei unico: non l’anonimato del gregge ma nella sua bocca risuona proprio il tuo nome, il nome dell’affetto, dell’unicità, dell’intimità, pronunciato come nessun altro sa fare.

Oggi celebriamo la 60° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. Ciascuno di noi può lasciarsi raggiungere dalla voce di questo Pastore Buono che chiama ciascuno per nome per trasformare la vita, inondarla di luce e donarle la felicità piena.

Ci piace concludere il nostro commento proponendo una stupenda preghiera sulla vocazione scritta dal Venerabile Don Tonino Bello:

Vocazione. È la parola che dovresti amare di più.
Perché è il segno di quanto sei importante agli occhi di Dio.
È l’indice di gradimento, presso di Lui, della tua fragile vita.
Sì, perché, se ti chiama, vuol dire che ti ama.
Gli stai a cuore, non c’è dubbio.
In una turba sterminata di gente risuona un nome: il tuo.
Stupore generale.
A te non aveva pensato nessuno.
Lui sì!
Più che “vocazione”, sembra una “evocazione”.
Evocazione dal nulla.
Puoi dire a tutti: si è ricordato di me.
E davanti ai microfoni della storia (a te sembra nel segreto del tuo cuore)
ti affida un compito che solo tu puoi svolgere.
Tu e non altri.
Un compito su misura… per Lui.
Sì, per Lui, non per te.
Più che una missione, sembra una scommessa.
Una scommessa sulla tua povertà.
Ha scritto “T’amo” sulla roccia, sulla roccia,
non sulla sabbia come nelle vecchie canzoni.
E accanto ci ha messo il tuo nome.
Forse l’ha sognato di notte. Nella tua notte.
Alleluia.
Puoi dire a tutti: non si è vergognato di me.