Il vangelo di oggi ci mette davanti alla scena dell’Ascensione di Gesù al cielo. Il maestro se ne va, con un atto di enorme fiducia nell’uomo. Lascia sulla Terra un gruppetto di apostoli impauriti e confusi. Affida a questi uomini che dubitano ancora (Mt 28,17) la sua stessa missione. Dio è così: affida a noi, nonostante conosca le nostre paure ed infedeltà, il suo sogno.
Non guarda tanto le nostre inaffidabilità quanto la potenzialità di bene che si nasconde tra le pieghe della nostra vita.
Gesù crede nell’uomo, crede in te. Ha fiducia in me più di quanta ne abbia io stesso! È un mistero di amore: chi ama davvero una persona, si fida ciecamente di lei. Vede oltre il presente, sa scorgere in inverno i fiori di primavera.
In una parola: Dio scommette su di te! E dove tu vedi fallimento, lui vede occasione di rinascita; dove tu vedi limite, lui vede libertà. L’ascensione è celebrare questa fiducia folle di Dio per la sua Chiesa, per ciascuno di noi.
A volte non ci crediamo abbastanza nel fatto che il Signore sia costantemente con noi e ci accompagni con il suo Spirito. Diceva lo scrittore francese F. Mauriac: “Dal giorno dell’ascensione noi abbiamo un Dio in agguato a ogni angolo di strada”.
Nel racconto con cui gli atti degli apostoli descrivono l’ascensione di Gesù, due angeli chiedono agli apostoli che con il naso in su vedono salire in cielo il loro Maestro: “Perché state a guardare il cielo?”. È un invito a tornare alla terra, a scorgere la presenza del maestro nella nostra storia. Lui è qui e aspetta di essere incontrato. Lui è qui e vuole che tu sia il suo cielo.