La parola della Domenica

XXXII domenica tempo ordinario

Come ormai da tempo è entrata in uso dei nostri matrimoni la scelta di far precedere la sposa da damigelle d’onore ,( un po’ americaneggiante), nel vangelo di oggi abbiamo queste dieci vergini che avevano il compito di condurre lo sposo all’incontro con la sua sposa. Ma soltanto cinque di loro si presentano preparate. Figuriamoci che scandalo se succedesse in uno dei nostri matrimoni studiati nei minimi particolari.
In questo vangelo Gesù parla dell’apparenza che spesso prende il sopravvento sulla sostanza. Ecco perché nella Parola troviamo la frase: “ Vegliate dunque, perché non sapete né giorno né ora”. È importante essere preparati ma prima di tutto consapevoli di quello che siamo chiamati a fare e ad essere. Partire da Cristo significa avere la forza di andare sempre oltre di superare se stessi e questo diventa possibile se la luce dei nostri passi è il Signore , Dio è il punto di arrivo della nostra esistenza. Un Vangelo parla a chi crede di educare a forza di parole. Basta ricordare il cinema muto del passato, dove gli attori avevano come unico strumento per comunicare le emozioni e i significati, il proprio atteggiamento e le proprie espressioni. Il palcoscenico della testimonianza è fatto dallo stile di vita. Il palcoscenico del silenzio di un anima che incontriamo, la consolazione donata a chi ha bisogno di essere accettato. Quel silenzio che aiuta ad ascoltare e a tirare fuori l’altro dalla solitudine.
La fede è un percorso , un cammino di allenamento per giungere a quell’incontro tanto desiderato dalle dieci vergini. Arrivare al termine del nostro cammino con una scorta sufficiente per illuminare e non solo ma anche riscaldare l’abbraccio dello sposo. Una strada che siamo chiamati a percorrere una vita che è il banco di prova , la macina dove la nostra vita viene passata per estrarre ciò che di bello esce nel nostro cuore. L’immagine di quell’olio è simile a quello che i nostri paesi vivono in questo mese cioè la raccolta delle olive. Per giungere a quell’oro cosi limpido e giallo è necessaria una macinatura , una lavorazione e una preparazione costante, come anche in seguito una conservazione accurata.
Non saremo mai pronti di fronte all’imprevedibilità della vita sia essa donatrice di gioie che di prove. È necessaria una continua conversione che non si deve ridurre ad assolvere i precetti e ad essere soltanto bravi. Quanto piuttosto a cambiare il cuore sintonizzandolo sulle frequenze dell’amore di Dio , di quell’amore che ogni giorno ci fa ardere e desiderare quell’incontro unico e personale con lo sposo, quell’amore che ci fa essere più buoni come diceva Giovanni Paolo I, una bontà che nasce dalla scoperta nell’altro di quel Dio che abita anche noi.

Don Mimmo Rizzo