Debitor factus sum

La vocazione di Giovanni Paolo II nelle parole di mons. Slawomir Oder, postulatore della causa di canonizzazione del Papa polacco.

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La lista degli appuntamenti segna il progressivo avvicinamento al grande evento di quest’anno: la Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà dal 26 al 31 luglio prossimi a Cracovia.
Dopo il primo momento formativo vissuto insieme all’arcivescovo all’inizio di quest’anno pastorale e dopo un incontro sulla spiritualità della Polonia nel mese di gennaio, giovedì 21 aprile presso la cappella del seminario di Poggio Galeso si è tenuto il terzo momento di formazione per i giovani della diocesi di Taranto, la veglia vocazionale, presieduta dall’arcivescovo, con la presenza di un testimone d’eccezione: mons. Slawomir Oder, sacerdote polacco, postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II. A lui è toccato il compito di raccogliere in giro per il mondo le testimonianze circa la santità del Papa polacco.
Il filo conduttore della veglia, inutile dirlo, è la figura del Papa santo. A distanza di undici anni dalla morte Giovanni Paolo II è ancora una presenza tangibile; per averne conferma basta osservare i volti dei presenti quando sul maxischermo appaiono le immagini del pontificato di Wojtyła, dal celebre “se mi sbaglio mi corrigerete” fino al raduno di Tor Vergata, nel 2000. Per non parlare di quando le note di “Jesus Christ You are my life” si fermano e tutti si ritrovano a continuare il canto senza sottofondo.
Le immagini del Papa santo scandiscono la celebrazione, che si apre con la collocazione, dinanzi all’altare, di una grande croce in legno, simile a quella che il Papa donò ai giovani al termine del Giubileo 1983-84 e che da allora ha accompagnato tutte le edizioni della GMG. Assieme alla croce, sei ceri portati all’altare a suggello di altrettante intenzioni di preghiera.
È una storia strana, quella di mons. Oder e della sua vocazione, sviluppatasi “in contrasto con Giovanni Paolo II”. Per timore di essersi lasciato prendere da una vocazione effimera sull’onda dell’entusiasmo per un Papa polacco, infatti, mons. Oder abbandonò il proposito di entrare in seminario, per tornarvi solo alcuni anni dopo. Da allora, gli studi al seminario romano e i primi incontri con il Papa, che “ci veniva a trovare spesso”, e non per una semplice visita di cortesia, ma “per conoscerci veramente”. E poi la sera del 2 aprile 2005. Mons. Oder riprende a memoria le parole dell’annuncio ufficiale della morte, pronunciate quella sera da Mons. Leonardo Sandri (oggi cardinale). Quella sera era in piazza, insieme a migliaia di altri fedeli, ed è evidente che quella esperienza lo ha segnato. “Avrei voluto gridare: ‘È morto il santo!’, ma la vergogna me lo impediva. Forse la Chiesa avrebbe potuto riconoscere la vox populi e canonizzarlo immediatamente, ma io avrei perso una delle più belle esperienze della mia vita”. Racconta del suo incontro con i fedeli eschimesi, in Canada, e della loro idea dei santi come rifugi, in cui ciascuno può trovare ristoro nei momenti di difficoltà. E racconta degli appunti scritti dal Santo Padre a breve distanza dalla sua elezione, nei quali annotava le sofferenze dei suoi amici in coincidenza con le tappe importanti della sua vita, suggellando il tutto con un’espressione latina: “debitor factus sum”.
Ma il momento più toccante si ha quando mons. Oder dà la sua personale interpretazione della vita di Karol Wojtyła: un “finale alternativo” dell’episodio evangelico del giovane ricco. Anche il giovane Karol, come il giovane del Vangelo, “possedeva molte ricchezze”. Non in senso materiale, va da sé, ma anche lui aveva una vita già impostata: gli studi, il teatro, la poesia, le amicizie. A differenza della sua controparte evangelica, però, Wojtyła ebbe il coraggio di rischiare tutto, ricevendone mille volte tanto.
La veglia si è chiusa con la proclamazione del Vangelo (Gv 21,15-19, in cui Gesù affida a Pietro la guida della Chiesa nascente) e con una riflessione dell’arcivescovo, nonché con l’inno della GMG, accompagnato nelle sue note da quattro giovani danzatrici dell’istituto Archimede.
L’appuntamento, come sempre, è a Cracovia.

Alessandro Greco.

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